Il 7 dicembre al Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è tenuta un’audizione sulla nuova strategia europea per l’assistenza per illustrarne le maggiori sfide e prospettive per un invecchiamento attivo e in salute nell’UE. L’audizione, che ha riunito rappresentanti delle istituzioni europee e della società civile, ha avuto luogo un giorno prima dell’adozione da parte del Consiglio delle raccomandazioni sulla cura della prima infanzia e l’assistenza a lungo termine, passando il testimone agli stati membri, i quali ora dovranno applicare le raccomandazioni emesse nel corso del 2022 dalla Commissione europea.
“Il settore dell’assistenza per molti anni ha sofferto di una crisi strutturale. Da un lato, è vittima di investimenti cronicamente insufficienti e di una carenza di manodopera, competenze e strutture. Dall’altro lato, osserviamo una crescente domanda di assistenza, con previsioni di aumento del numero di persone bisognose di cure a lungo termine a causa del cambiamento demografico e di una popolazione europea che invecchia”, ha affermato la presidente del CESE Christa Schweng, la quale ha aperto l’audizione.
Nel suo discorso, Katarina Ivanković-Knežević, Direttore affari sociali ed inclusione presso la Commissione europea, ha affermato che l’UE stava cercando di aiutare a riformare i sistemi nazionali di assistenza rafforzando una serie di aspetti.
“L’assistenza è una delle competenze degli stati membri. La prossima tappa consiste nell’osservare come questi ultimi concretizzeranno le raccomandazioni e le diverse sfaccettature della strategia per l’assistenza”, ha ricordato la direttrice Ivanković-Knežević, aggiungendo che la strategia ha anche lo scopo di rivedere gli obiettivi di Barcellona del 2002. Ciò implica incrementare la percentuale di bambini da integrare nell’istruzione e nelle cure alla prima infanzia, in modo tale da migliorare l’equilibrio vita professionale – vita privata delle famiglie e soprattutto delle donne, le quali si accollano la maggior parte delle responsabilità di cura dei bambini più piccoli.
Gli attuali dati indicano un urgente bisogno di investire nell’assistenza e di renderla una priorità nella definizione delle politiche. Entro il 2050 in Europa, rispetto ad oggi, 7 milioni in più di persone avranno necessità di assistenza a lungo termine. Attualmente non sono soddisfatti i bisogni di assistenza di più della metà delle persone di più 60 anni. Circa 7,7 milioni di donne non sono attive sul mercato del lavoro a fronte delle loro responsabilità di cura e, secondo le stime, in un futuro prevedibile, per coprire tutte le necessità di assistenza, dovranno essere assunti più di 1,6 milioni di lavoratori nel settore.
Il CESE, che ha redatto numerosi pareri su vari aspetti dell’assistenza, ha espresso il suo sostegno alla proposta della Commissione di strategia per l’assistenza.
I relatori del parere del CESE, SOC/720 – Il personale sanitario e la strategia per l’assistenza, Zoe Tzotze-Lanara e Danko Relić, hanno insistito sull’importanza di rendere l’accesso ad un’assistenza di qualità e a prezzi contenuti un diritto per tutte le persone nel corso della loro vita, senza lasciare da parte nessuno. Hanno inoltre fatto presenti ulteriori sfide riprese nella strategia, ovvero l’inadeguato livello retributivo dei lavoratori del settore sanitario e dell’assistenza e le loro condizioni di lavoro.
Pietro Barbieri, relatore del parere del CESE SOC/730 Il ruolo dei familiari che prestano assistenza alle persone con disabilità e alle persone anziane: l’esplosione del fenomeno durante la pandemia , ha preso la parola sul ruolo dei familiari che prestano assistenza, sottolineando che si tratta quasi esclusivamente di donne, la cui vita lavorativa e sociale subisce ripercussioni negative, cosí come la loro situazione finanziaria e la loro salute. Barbieri si è espresso a favore di incentivi finanziari per sostenere i familiari, evitando che si ritrovino isolati ed emarginati.
L’Eurodeputato Dennis Radtke ha osservato che il settore dell’assistenza è uno di quelli con le maggiori implicazioni di natura europea, dati i numerosi lavoratori che per motivi professionali attraversano le frontiere. Inoltre, l’assistenza non formale a persone anziane, che rappresenta l’80% del settore, è una questione europea. Per uscire dall’ombra ed allontanarsi dal lavoro in nero, Radtke suggerisce di incentrarsi sui dati e sulla condivisione delle migliori prassi e di risolvere le criticità, quali le norme UE sulla formazione e le qualifiche dei lavoratori.
Hans Dubois di Eurofund ha dichiarato che migliorare le condizioni di lavoro è un prerequisito per colmare le lacune in termini di manodopera e per garantire la qualità. Altrimenti ci si ritroverà di fronte ad una limitazione del potenziale delle politiche, per esempio con un’estensione dell’orario di lavoro dei lavoratori part-time o con un’agevolazione di proseguimento della carriera dopo l’età pensionabile.
Jan Willem Goudriaan, Segretario generale del sindacato europeo dei servizi pubblici (EPSU) ha sottolineato che le cure sono un bene pubblico e che i lavoratori resilienti sono la colonna portante di un settore resiliente. Ha inoltre affermato che bisogna valorizzare l’assistenza, alla quale dobbiamo dedicare più tempo, più risorse e più capacità sociali. Ha dichiarato che la commercializzazione dell’assistenza non è la strada da intraprendere, accentuando il ruolo cruciale della contrattazione collettiva settoriale.
Il secondo panel dell’audizione si è incentrato sul potenziale di un invecchiamento in buona salute e della prevenzione. Miguel Ángel Cabra de Luna, membro del CESE e relatore del parere SOC/687 Verso un nuovo modello di assistenza per gli anziani: imparare dalla pandemia di Covid-19 , ha sostenuto che l’UE dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano in questo settore, la cui importanza cresce di anno in anno, poiché in seno all’Unione europea nel 2050 una persona su tre verrà considerata anziana, mentre oggi siamo ad una su cinque.
Philippe Seidel, responsabile delle politiche presso AGE Platform Europe, ha sottolineato il bisogno di maggiore assistenza a domicilio e in seno alla comunità, spiegando che questo approccio porrebbe fine alla segregazione delle persone anziane o bisognose di cure a lungo termine. Tuttavia, per raggiungere tale obiettivo, deve esserci volontà politica a livello nazionale, ha aggiunto.
La nostra delegata generale Aude Boisseuil, insieme ad Aurélie Decker della federazione europea dei servizi ai singoli (EFSI), ha presentato le raccomandazioni per i lavoratori del settore dei servizi alla persona e alla famiglia (PHS). I lavoratori del settore PHS sono degli attori chiave dell’economia dell’assistenza in quanto rappresentano il 5% dell’occupazione totale dei 27. È costituito da donne il 91% della forza lavoro del settore, pari ad un 7.5% dell’occupazione femminile totale, eppure i loro diritti e il loro statuto spesso non sono riconosciuti.
Hanno concluso l’audizione Zuzana Freitas Lopesová, viceministro del lavoro e degli affari sociali della Repubblica ceca e Laurenţiu Plosceanu, presidente della sezione occupazione, affari sociali e cittadinanza (SOC) del CESE. Hanno rimarcato la necessità di sviluppare degli strumenti e dei percorsi di accompagnamento per i lavoratori del settore dell’assistenza, a partire da una retribuzione adeguata, un sostegno per la loro realizzazione professionale e una formazione adeguata.
Il CESE sta attualmente preparando un parere sulla strategia europea per l’assistenza, la cui adozione è prevista a gennaio.
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